Aristofane è uno dei più grandi commediografi dell’epoca greca antica, vissuto tra il 450 a.C e il 385 a.C. Le sue commedie sono molto famose anche e soprattutto per la loro doppia valenza che, se da un lato scatena il riso, dall’altro traccia con un velo di malinconia il profilo di una Atene che ha ormai abbandonato gli antichi splendori.
Trama
Il primo a varcare la scena è il dio Dioniso che decide di andare nell’Ade per riportare in vita il tragediografo Euripide. Dioniso si trova in compagnia del servo Xantia e con quest’ultimo chiede ad Eracle quale sia la via più veloce per raggiungere l’Ade. Eracle inizialmente si fa beffe di loro dopodiché li informa che la via più breve passa per il fiume Acheronte.
Una volta giunti al fiume infero Caronte permette di salire sulla sua barca solo a Dioniso mentre Xantia deve attraversare a piedi le paludi. Mentre Dioniso passa sene le rane gracidare un canto in suo onore. Questo invece di renderlo felice lo infastidisce e imitando il verso delle rane le zittisce.
Arrivate alle soglie dell’Ade, Dioniso e Xantia, incontrano Eaco che inizia a imprecare contro il dio che scambia per Eracle. Eracle era reo di aver rubato ad Eaco il cane Cerbero e per questo egli inveiva contro di lui. Spaventato, Dioniso, scambia i suoi vestiti con quelli del suo servo ma presto viene chiarito l’equivoco.
A questo punto Dioniso incontra finalmente Euripide che sta litigando con Eschilo su chi dei due sia migliore. Dioniso viene chiamato a fare il giudice in una sfida tra i due a colpi di versi e autocitazioni. Per decidere entra in scena una bilancia che deciderà il vincitore in base al peso della citazione. Eschilo esce vincitore e a questo punto Dioniso non sa chi dei due far tornare dal’’Ade.
Dioniso sceglierà chi dei due avrà la soluzione migliore per far uscire Atene dalla crisi. Euripide risponde con una frase poco significativa mentre Eschilo convince il dio dicendo che la vera risorsa sono le navi ateniesi. Dioniso decide di portare con se Eschilo e raccomanda a plutone di dare il trono come miglior tragediografo a Sofocle e mai ad Euripide.
Significato allegorico della commedia
In questo momento storico sia Euripide che Sofocle sono morti. Ciò, tra l’altro, è avvenuto poco prima che questa commedia andasse in scena quindi la sua valenza allegorica è ancora più forte. Euripide e Sofocle sono i padri della tragedia greca e dunque il fatto che Dioniso decida in andare a riprendere uno di loro nell’Ade e strapparlo alla morte è un’immagine chiara di quanto Aristofane voglia sottolineare la mancanza di nuovi talenti drammaturgici. Salvare Euripide, dunque, è visto da Aristofane come l’unico modo per salvare la tragedia da morte certa.