Moltissime parole della lingua italiana sono nel tempo rimaste le stesse dal punto di vista etimologico ma non della scrittura. Talvolta accade che alcune parole di uso comune siano sostanzialmente utilizzate sempre nello stesso modo ma che il modo in cui si scrivono sia differente. Una di queste parole è il verbo Coverchiare, molto utilizzato nel mondo dell’alimentazione.
Già di per se il verbo “Coverchiare” è un verbo tutto sommato poco utilizzato anche nella forma moderna “Coperchiare”. Coperchiare vuol letteralmente dire “Chiudere con il coperchio” e più in generale “coprire” o “stare sopra come un coperchio”.
Questo termine non è molto utilizzato perché piuttosto cacofonico e non particolarmente adatto. I verbi come questo, che derivano dal nome dell’oggetto a cui si riferiscono sono stati creati proprio per andare a rafforzare quel concetto specifico. Il verbo non lascia spazio ad altre intuizioni se non quella proprio di chiudere un qualcosa con il coperchio.
Esso è un verbo transitivo che quindi segue quella tipologia di coniugazione. Non è molto utilizzato e solitamente si può trovare il suo utilizzo magari in ambienti più vecchi e soprattutto per quanto riguarda i mestieri più antichi. Nell’antichità, infatti, si utilizzavano termini più semplici che volessero proprio far riferimento in modo inequivocabile a solamente una azione.
La terminologia si è evoluta in toto in base anche all’aumento della cultura ma non bisogna dimenticare che spesso termini arcaici ma potenti come questo possono essere utilizzati dai più grandi esponenti della letteratura mondiale proprio come rafforzativo.
Anche Dante utilizzava il termine coverchiare
“Già era ’l sole a l’orizzonte giunto Lo cui meridïan cerchio coverchia Ierusalèm col suo più alto punto”. Così scriveva nel Canto II del purgatorio niente meno che il Sommo Poeta, Dante Alighieri. Dante nella sua Divina Commedia e non solo, è uno dei massimi esponenti della letteratura mondiale che utilizza termini tanto aulici quanto termini tanto più volgari e bassi come “Coverchiano”.
La potenza espositiva e illustrativa del linguaggio dantesco serve proprio per evocare precise figure e far scaturire precise emozioni nel lettore. Dante non utilizza un termine in modo casuale ma cerca esattamente quello che più rende viva l’allegoria che utilizza.
In questo caso specifico, proprio per rafforzare l’allegoria del sole che copre la città di Gerusalemme come fosse un coperchio, Dante ha scelto il verbo Coverchiare. E’ evidente che il sole non ha un coperchio e che non copre in questo modo la città di Gerusalemme eppure, l’utilizzo di questa parola così prepotentemente fisica per descrivere una situazione diversa, è assolutamente perfetta.
La scelta di accostare un verbo che è in completa antitesi con quello che si sta andando a descrivere è di certo il colpo da maestro che Dante è sempre stato in grado di dare ma che on tutti sono in grado di eseguire.