Medea

Medea tragedia di Euripide: riassunto e analisi dell’opera

Sebbene quello che gli inglesi sono soliti chiamare “storytelling” ha preso, ad oggi, una connotazione molto diversa rispetto al passato, alcune opere restano immortali nel tempo per il loro significato, le loro rappresentazioni e il modo in cui riuscivano a trasmettere un messaggio attuale proiettato in altre epoche.

Le tragedie greche, tra tutte, sono quelle più rappresentative in tal senso. Che si tratti di Dei, di famiglie, di conflitti o d’amore, il pensiero narrativo dell’antica grecia è sempre stato uno dei principali veicoli di trasmissione di pura filosofia arrivata ai giorni nostri.

In questo caso si parla di Euripide, uno dei più emblematici simboli della poesia drammatica greca, e in particolare, la sua Medea, risulta un triste connubio di sofferenza, impotenza e significato.

Medea: la trama e il significato

Tutto dell’opera gira intorno ad un amore che col senno di poi, si rivela in grado di superare ogni confine della logica e del buon senso, un sentimento che genera tanta passione quanto risentimento. Parliamo dell’amore di Medea per Giasone, l’uomo che guidò gli Argonauti (gruppo di persone che a bordo della nave Argo) nella ricerca del Vello d’oro da consegnare a Pelia, che in cambio, gli avrebbe donato un regno. Quest’amore, tuttavia, anche se puro e straordinariamente forte, non era nato in modo naturale, bensì, fu opera della freccia di Eros che inesorabile, colpì Medea che cadde pazza d’amore per Giasone. La storia comincia proprio con la spedizione degli Argonauti che superato un viaggio difficoltoso, giunsero al regno del re Eeta. Il re volle fare una promessa a Giasone, ovvero, quella di consegnare direttamente a lui il tanto agognato Vello d’oro se avesse portato a termine una serie d’imprese eroiche che richiedevano coraggio, ma che risultarono ostacoli davvero insormontabili. Ed ecco che entrò in scena Medea, la figlia di Eeta che colpita dalla freccia di Eros, aiutò il suo innamorato Giasone a ultimare quelle sfide impossibili con l’uso della magia. I due fuggirono romanticamente insieme ma furono inseguiti dal padre di Medea, accompagnato da suo fratello. Ormai Eeta era a conoscenza di tutto e la sua rabbia non accennava a svanire. In questo momento si consuma il primo omicidio ad opera di Medea, che uccide suo fratello, arrestando l’inseguimento. Giunti al cospetto di Pelia, quest’ultimo ricevette il Vello d’oro ma si tirò indietro per quanto riguarda l’accordo iniziale. Medea stavolta non si sporca le mani direttamente ma induce le figlie di Pelia ad assassinare il loro padre. Giasone e Medea sembravano ormai compagni eterni d’avventure, avevano anche messo al mondo tre gemelli: Alcimene, Tessalo e Tisandro. Ma l’incanto si spezzò quando lui conobbe la figlia del re di Atene, Glauce, decise che sarebbe stata lei la sua compagna per la vita, accantonando Medea. Medea fu distrutta da questa situazione e non poté in alcun modo accettare un abbandono da parte di colui che tanto aveva amato e sostenuto. Torna ora rigogliosa la follia di Medea, scatenata dall’impotenza, dalla rabbia priva di logica: la donna, per vendicarsi, uccide Glauce, suo padre e i suoi tre figli.

Medea è una donna che domina le arti magiche, è forte e determinata. Ciò nonostante, le sue uccisioni denotano una debolezza e una disperazione. Il senso d’impotenza di cui si parla è quello di totale dipendenza nei confronti del suo amore per Giasone, un amore malato che porta ai gesti estremi del tutto privi di razionalità. Quanto alla triste vicenda dell’uccisione dei figli, esiste un termine coniato negli ultimi anni che si chiama “sindrome di Medea” che indica una situazione così psicologicamente distruttiva, da portare le persone tradite o abbandonate a sfogare la propria frustrazione sui figli che hanno avuto col partner. Una realtà, purtroppo, attualissima ancor oggi.